giovedì 23 febbraio 2012

L'Oasi del Giglio - Malattie dei Cavalli by Pietro Giglio


          Malattie
A questo punto abbiamo già capito che il cavallo è un animale molto delicato. In particolare alcune coliche o una tosse aggressiva possono rappresentare serie minacce alla vita dei nostri amici. La cosa migliore come sempre è la prevenzione: giornalmente è buona norma osservare le condizioni fisiche del proprio cavallo attraverso piccoli e semplici test che però possono anticipare problemi ben più gravi. Innanzitutto verificate sempre la salute delle zampe tastandole con le mani: verificherete se esistono eventuali gonfiori dovuti a botte o a cause da approfodire. Se la temperatura di uno degli arti è elevata è sintomo sicuro di infezione in corso e quindi conviene chiamare subito il veterinario per i puntuali approfondimenti del caso. Osservate bene anche il muso dell'animale. Un naso gocciolante è sintomo di raffredamento e quindi non fate lavorare l'animale per evitare di debilitarlo e peggiorare ulteriormente le sue condizioni di salute. Al contrario verificate il perchè del raffredamento, eliminando eventuali correnti all'interno del box o della stalla. State molto attenti parimenti ad eventuali segnali di coliche in corso. In questo caso i cavalli solitamente si rotolano a terra per il fastidio e in breve tempo sudano senza motivo apparente in maniera copiosa. Allertate immediatamente il veterinario in quanto crisi del genere possono essere violente e portare alla morte in men che non si dica. Nel frattempo mantenete l'animale in movimento senza eccedere. Quindi prima di fargli fare il moto giornaliero assicuratevi che nessuno di questi sintomi siano presenti: ogni accenno di zoppicatura può nascondere patologie diverse ed evitate di forzare l'animale al movimento. E' buona norma applicare al cavallo un vermifugo ad intervalli regolari, soprattutto per gli esemplari allevati al pascolo, dove l'ingerimento di larve è più che probabile. In quel caso i parassiti riducono l'assimilazione delle sostanze nutritive, indebolendo l'animale in maniera sempre maggiore. Non meno pericolosi risultano essere vizi acquisiti dal cavallo a causa della noia per il troppo tempo trascorso nel box o in scuderia. Questi atteggiamenti sfociano in patologie vere e proprie che degenerano via via mettendo a repentaglio la salute dell’animale. Il Tic d’appoggio fa si che il cavallo afferri saldamente un bordo di legno, generalmente la porta della scuderia o lo steccato del recinto, e ingerisce aria. Questo comportamento è molto indesiderabile in quanto danneggia il suo fragile sistema respiratorio ed è estremamente difficile da curare. Nella fase acuta del disturbo il cavallo continuerà ad ingerire aria anche senza un appoggio da afferrare dando vita ad un rumoroso anormale respiro, sempre più dannoso. Il Tic dell’orso o ballo dell’orso, consiste in un ritmico e nervoso spostamento del peso da una gamba anteriore all’altra, accompagnata da un dondolio della testa e del collo. È un comportamento manifestato da cavalli annoiati o insofferenti. È indesiderabile perché impedisce all’animale di riposare determinando gravi disturbi al sistema nervoso. La laminite colpisce tutti i cavalli nella cui alimentazione si fa abuso di orzo e di fave. L'insorgenza della patologia è improvvisa e febbrile deriva da un processo infiammatorio a carico dei tessuti molli del piede. Caratteristica di questa patologia sono i disturbi di movimento, causati da processi infiammatori della parete dorsale degli zoccoli (possono essere interessati tutti i quattro, sebbene più frequentemente lo sono i due anteriori). I cavalli colpiti da laminite evitano di muoversi e se lo fanno sembra che "camminino sulle spine", in modo forzato e tendono a mantenere gli arti molto ravvicinati tra loro, per disporre meglio le pressioni. Quando sono interessati solo gli arti anteriori, essi vengono distesi in avanti per sottrarli al peso mentre i posteriori vengono portati avanti sotto il ventre. Una terapia tempestiva e mirata con iniezioni di antistaminici, infusioni ed endovenose di calcio può portare alla guarigione in breve tempo. Una terapia tardiva può causare la caduta degli zoccoli o addirittura la morte del cavallo. La malattia navicolare è un'infiammazione dell'ultima articolazione falangea con erosione parziale dell'osso navicolare e della aponeurosi plantare. I sintomi sono oscuri, spesso confusi con quelli di malattie delle regioni sovrastanti, se non è presente gonfiore e calore della corona. L'arto è meno sollevato e nel cammino copre un minor tratto di terreno, l'estensione dell'articolazione del ginocchio resta incompleta. La malattia si può prolungare con continuo alternarsi di miglioramenti e di peggioramenti, sia nel riposo, sia nel movimento. L'unghia a poco a poco si restringe alla corona, poi il restringimento si estende ai quartieri e ai talloni e il piede diviene incastellato. Le cause di questa malattia sono sconosciute ma spesso si possono attribuire ad esercizi violenti quali il salto ostacoli. Si cura con il riposo, con antinfiammatori, cataplasmi di svariati prodotti vegetali, minerali o chimici ma con poche o nessuna probabilità di guarigione. La putrefazione del fettone è uno stato irritativo del fettone che diviene caldo e tende ad ulcerarsi. La sostanza cornea del fettone si rammollisce, si sfibra e dal tessuto podovilloso offeso esce un umore tremendamente maleodorante. Non è una lesione pericolosa se è leggera e ben curata, ma se trascurata può trasformarsi nel cosidetto "cancro" del fettone. Fra le cause più frequenti della comparsa della malattia è la scarsa pulizia del fettone, l'infrequenza eccessiva della ferratura, la lettiera sporca e bagnata di urina. Si cura pulendo bene in profondità il fettone e introducendo preparati appositi (polvere di allume di rocca...) consigliati dal veterinario. Si usa chiamare "chiodo di strada" le ferite prodotte da chiodi o altri corpi estranei alla faccia plantare del piede. Possono essere gravi quando il corpo estraneo entra in profondità nei tessuti. Se il corpo estraneo rimane nella ferita il cavallo zoppica, in questo caso basta estrarlo per ottenere la guarigione. Se il corpo estraneo penetra in profondità e giunge a traumatizzare le parti più profonde possono verificarsi gravi conseguenze e perfino la morte per tetano. E' importante disinfettare sempre la parte e, se la ferita è profonda, provvedere ad una copertura antibiotica. E' bene praticare un'iniezione di siero antitetanico anche se l'animale è già stato vaccinato. L'inchiodatura è la ferita prodotta dalla penetrazione di uno o più chiodi destinati a tenere fisso il ferro allo zoccolo. L'inchiodatura causa una zoppia più o meno spiccata. Il rimedio è togliere immediatamente i chiodi male applicati; se vi è fuoriuscita di sangue è bene praticare un'iniezione antitetanica, disinfettare eadottare una copertura antibiotica. La sobbattitura è la contusione della suola, dei talloni e di ogni altra parte del piede. Secondo la gravità si manifesta con ecchimosi o trasudazione di sangue nella sostanza cornea, a volte con suppurazioni e formazione di ascessi. Le sobbattiture spesso fanno zoppicare il cavallo senza che sia visibile una lesione. Per questoil veterinario comprime con una tenaglia adatta il punto sospetto, per capire esattamente dove l'animale prova dolore. Le sobbattiture sono prodotte da terreni duri, irregolari e sassosi o da ferri non adatti al piede. Il Tarlo o Onicomicosi dell'unghia E' una forma sostenuta dall'Achorion Keratophagus. Si insinua nei tramiti dei chiodi o in piccole fratture o screpolature della parete dello zoccolo, demolendola sotto la superficie. L'unghia presenta segatura e fragilità. Le condizioni della lettiera possono influire sull'insorgenza della malattia, in particolare si è notato che un clima umido, un pascolo molto fangoso e una lettiera sporca e bagnata possono incrementare l'insorgenza dei casi. Alcune carenze nutrizionali che possono favorire l'indebolimento dell'unghia possono di conseguenza favorire l'insorgere di questa malattia. In genere i soggetti che hanno unghie deboli e delicate possono essere più facilmente preda di tale patologia. Solitamente il primo segnale della presenza del tarlo è una fessura in corrispondenza della linea bianca, visibile dopo aver tolto il ferro. Per questo motivo la persona che maggiormente coinvolta nella diagnosi precoce del tarlo è il maniscalco, il quale, dopo aver effettuato il consueto pareggio dell'unghia, ha la possibilità di controllare tutto lo zoccolo.

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